Cerca nel blog

giovedì 29 marzo 2012

DEJA' VU

"Perchè a quel semaforo girò a sinistra non avrebbe saputo dirlo. I piloni della superstrada si distinguevano nitidamente, ancora 400 o 500 metri e avrebbe imboccato la litoranea per Iraklion. E invece girò a sinistra, laddove un piccolo cartello blu gli indicava una località ignota. Pensò che c'era già stato, perchè in un attimo vide tutto: una strada alberata con rare case, una piazza disadorna con un brutto monumento, una cornice di rocce, una montagna. Fu un lampo. E' quella cosa strana che la medicina non sa spiegare, si disse, lo chiamano DEJA' VU, un già visto, non mi era mai successo.
Ma la spiegazione che si dette non lo rassicurò, perchè il già visto perdurava, era più forte di ciò che vedeva, avvolgeva come una membrana la realtà circostante, gli alberi, i monti, le ombre della sera, perfino l'aria che stava respirando.
Si senti' preso da una vertigine e temette di venirne risucchiato, ma fu un attimo, perchè nel dilatarsi quella sensazione subiva una strana metamorfosi, come un guanto che rovesciandosi portasse con sé la mano che ricopriva.
Tutto cambiò prospettiva, in un lampo provò l'ebbrezza della scoperta, una sottile nausea e una mortale malinconia. Ma anche un senso di liberazione infinito, come quando finalmente capiamo qualcosa che sapevamo da sempre e non volevamo sapere: non era il già visto che lo inghiottiva in un passato mai vissuto, era lui che lo stava catturando in un futuro ancora da vivere."
da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi

APPROFONDIMENTI:
Il déjà vu (in francese "già visto"), è la sensazione di aver vissuto precedentemente un avvenimento o una situazione che si sta verificando.
Il termine fu creato dallo psicologo francese Émile Boirac (18511917), nel suo libro L'Avenir des sciences psychiques.
L'esperienza del déjà vu è accompagnata da un forte senso di familiarità, ma di solito anche dalla consapevolezza che non corrisponde realmente ad una esperienza vissuta (quindi si vive un senso di "soprannaturalità", "stranezza" o "misteriosità"): l'esperienza "precedente" è perlopiù attribuita ad un sogno. In alcuni casi invece c'è una ferma sensazione che l'esperienza sia "genuinamente accaduta" nel passato.
Per tentare di spiegare scientificamente il fenomeno, una possibile ipotesi sembra essere quella di una sensazione di familiarità (quindi: "già visto") falsa, cioè dovuta ad una alterazione (patologica o momentanea) delle funzioni cognitive di riconoscimento e recupero (memoria). Questo senso di familiarità, ad alto valore emotivo, si può estendere a tutti gli elementi presenti in quel momento nell'ambiente percepibile, anche se nuovi. Altresì potrebbero rimanere normali (selettivamente) altre funzioni cognitive: da ciò proverrebbe, ad esempio, la consapevolezza per cui "ma no, non è vero: non l'ho già vissuto" che in molti casi si prova, in discordanza con la sensazione.
Il déjà vu sembra essere un fenomeno molto comune. Si stima che il 60% della popolazione abbia almeno una volta nella vita un'esperienza di déjà vu.
Il déjà vu è stato oggetto di vari studi ed esperimenti psicologici e neuropsicologici. La spiegazione più accreditata è che non sia un atto di "precognizione" o di "profezia", ma un'anomalia della memoria; è l'impressione di "richiamare alla memoria" un'esperienza che è falsa. Ciò è confermato dal fatto che nella maggior parte dei casi il senso di "reminiscenza" nel momento del déjà vu è forte, ma alcune circostanze dell'esperienza "precedente" (quando, dove e come è accaduta) restano incerte. Allo stesso modo, col passare del tempo, dei soggetti possono mostrare un ricordo forte di aver avuto lo "sconvolgente" déjà vu, ma uno debole o nullo dei dettagli dell'evento che stavano "ricordando" quando hanno avuto il déjà vu. 
Con il termine déjà vu si intende Paramnesia, ovvero un ricordo errato o inesatto ed impropriamente localizzato nella dimensione spazio-temporale.
Il déjà vu è talvolta associato a precognizionechiaroveggenza o percezioni extra-sensoriali. Spiegazioni non-scientifiche attribuiscono questa esperienza a profezia, visioni o memorie di vite passate.
Alcuni credono che il déjà vu sia il ricordo dei sogni. L'ipotesi è che, seppure vengano solitamente dimenticati prima del risveglio, i sogni possano lasciare qualche traccia non comune all'esperienza presente nella memoria a lungo termine. In questo caso, il déjà vu potrebbe essere il ricordo di un sogno dimenticato con elementi in comune all'esperienza presente.

martedì 27 marzo 2012

ABBRACCIARE L'AZZURRO

"Lui si lasciò scivolare a terra con la schiena appoggiata al muro e guardò in alto. L'azzurro del cielo era un colore che dipingeva uno spazio spalancato. Aprì la bocca per respirare quell'azzurro, per inghiottirlo, e poi lo abbracciò, stringendolo al petto."
da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi

domenica 25 marzo 2012

STORIE

"Non ho mai creduto che la VITA imiti l'ARTE, è una boutade che ha avuto fortuna perchè è facile, la REALTA' supera sempre l'IMMAGINAZIONE, per questo è impossibile scrivere certe storie, pallida evocazione di ciò che fu davvero. (...)
Le storie sono sempre più grandi di noi, ci capitarono e noi inconsapevolmente ne fummo protagonisti, ma il vero protagonista della storia che abbiamo vissuto non siamo noi, è la storia che abbiamo vissuto"
da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi
un doveroso omaggio a questo bravissimo scrittore nel giorno della sua morte

venerdì 23 marzo 2012

LA PRESENZA DELLA NOTTE

"Come può essere presente la NOTTE. Fatta solo di se stessa, è assoluta, ogni spazio è suo, si impone di sola presenza, della stessa presenza del fantasma che sai che è lì di fronte a te ma è dappertutto, anche alle tue spalle, e se ti rifugi in un piccolo luogo di luce di esso sei prigioniero perché intorno, come un mare che circonda il tuo piccolo faro, c'è l'invalicabile presenza della notte."
da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi

martedì 20 marzo 2012

TEMPO "ACCARTOCCIATO"

"...è che questi tre anni si sono rincalcati uno sull'altro come se fossero un giorno solo, anzi, una notte sola, lo so che non mi spiego, cerco di spiegarmi meglio, pensa alle bottiglie di plastica, quelle dell'acqua minerale, la bottiglia ha un senso finchè è piena d'acqua, ma quando l'hai bevuta la puoi accartocciare su se stessa e poi la butti via, mi è successo così, mi si è accartocciato il tempo"
da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi

sabato 17 marzo 2012

PENSIERI COME CAVALLI AL GALOPPO

"E intanto i cavalli giravano in cerchio, sempre più rapidi, rapidi come i suoi pensieri anch'essi diventati un cerchio, un pensiero che pensava se stesso, si accorse solo di pensare che pensava, nient'altro, e in quel momento il capomandria, nello stesso modo repentino con cui aveva disegnato il circolo, lo ruppe, con uno scarto improvviso che sembrava sottrarsi alle leggi di natura disegnò una tangente di fuga trascinandosi dietro tutta la mandria e in pocchi attimi i cavalli si allontanarono al galoppo.
Lei se ne stava lì, guardava il luccichio delle pagliuzze sollevate nella polvere che brillavano nella luce del tramonto, pensò che doveva continuare a pensare di non pensare a niente, si sedette frugando con le dita fra la paglia ispida cercando la terra, il sole stava sparendo e la luce arancione aveva già qualche punta di indaco, da quell'altezza l'orizzonte era circolare, era l'unica cosa che riusciva a pensare, che l'orizzonte è circolare, era come se il cerchio disegnato dai cavalli si fosse dilatato all'infinito trasformandosi nell'orizzonte."
da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi

giovedì 15 marzo 2012

IL TEMPO: ARIA IN UN PALLONCINO

"Non esiste la cosa più naturale del mondo, le cose esistono come vuoi se le pensi e se le vuoi, allora le puoi guidare, altrimenti vanno per conto loro. (...) ma allora cos'è che guida il tutto? C'era qualcosa che guidava dal di fuori quella specie di enorme respiro che percepiva intorno?
(...) le vennero le lacrime agli occhi e chissà perchè ebbe l'immagine di un bambino che per mano alla mamma torna da una fiera di paese, la fiera è finita, è domenica sera e il bambino porta un palloncino pieno d'aria legato al polso, lo regge con fierezza come un trofeo e all'improvviso, ploff, il palloncino si sgonfia, qualcosa lo ha bucato (...) Le parve di essere quel bambino che all'improvviso si ritrovava con un palloncino floscio tra le mani, qualcuno glielo aveva rubato, ma no, il palloncino c'era ancora, gli avevano soltanto sottratto l'aria che c'era dentro.
Era dunque così, il TEMPO era aria e lei l'aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era accorta? Ma dov'era il foro?, non riusciva a vederlo"
da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi

mercoledì 14 marzo 2012

RICORDI DI UN RACCONTO DEI RICORDI ALTRUI

"...la nonna...la cui immagine affiorò dal ricordo come da un pozzo sepolto, che strano, perchè non era il ricordo di una persona, era il ricordo di una nonna che le avevano raccontato, lei non l'aveva mai conosciuta, come poteva ricordare cosi' bene un volto che non aveva mai visto? (...)
E allo stesso tempo pensò anche da dove provenisse quel profondo sentimento di se stessa che per un attimo senti' affiorare (...)Dal nulla, quel sentimento proveniva dal nulla, come il suo ricordo che non era un vero ricordo ma il ricordo di un racconto, e non era ancora un sentimento, era un'emozione e in fondo neppure emozione, erano solo immagini che la sua fantasia aveva costruito da bambina ascoltando ricordi altrui, ma di quel luogo remoto e immaginario si era poi dimenticata, e questo la stupi'. Perchè quei luoghi di sabbia di cui le aveva parlato sua madre quando era bambina erano rimasti sepolto nella sabbia della sua memoria?"
da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi 

martedì 13 marzo 2012

"IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi

Ciao a Tutti, Carissimi Lettori e Lettrici del mio blog :)
Oggi ho il piacere di presentarvi "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" di Antonio Tabucchi, autore che mi piace molto e di cui in passato ho letto altri libri ("Notturno indiano", "Il filo dell'orizzonte", ecc...).
Prossimamente riporterò qui nel mio blog dei brani tratti da "IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA" che, pagina dopo pagina, mi ha regalato tanti spunti di riflessione sulle tematiche (a me molto care) del TEMPO, della MEMORIA e dei RICORDI.
Riporto qui di seguito la descrizione del libro tratta da www.ibs.it:
Tutti i personaggi di questo libro sembrano impegnati a confrontarsi col tempo: il tempo delle vicende che hanno vissuto o stanno vivendo e quello della memoria o della coscienza. Ma è come se nelle loro clessidre si fosse alzata una tempesta di sabbia: il tempo fugge e si ferma, gira su se stesso, si nasconde, riappare a chiedere i conti. Dal passato emergono fantasmi beffardi, le cose prima nettamente distinte ora si assomigliano, le certezze implodono, le versioni ufficiali e i destini individuali non coincidono. Un ex agente della defunta Repubblica Democratica Tedesca, che per anni ha spiato Bertolt Brecht, deambula senza meta a Berlino fino a raggiungere la tomba dello scrittore per confidargli un segreto. In una località di vacanze un ufficiale italiano che in Kosovo ha subito le radiazioni dell'uranio impoverito insegna a una ragazzina l'arte di leggere il futuro nelle nuvole. Un uomo che inganna la propria solitudine raccontando storie a se stesso diventa protagonista di una vicenda che si era inventato in una notte d'insonnia.
I personaggi di questo libro disegnano l'ineffabile volto di una stagione. È la nostra epoca impietosa e futile, fatta di un tempo anfibio che non scandisce più la vita e del quale ci sentiamo ospiti estranei. Storie straordinarie che entrano in modo indelebile nel nostro immaginario, anche se non appartengono al piano dell'immaginario ma a una realtà di cui forse abbiamo perso il codice.

una curiosità: Il titolo del volume è parte di una frase attribuita a Crizia (un presocratico), Inseguendo l'ombra, il tempo invecchia in fretta, e spesso sono ombre (del proprio passato o di un sogno) quelle che i personaggi inseguono, vedendo sfuggire con angosciante rapidità il presente.

venerdì 9 marzo 2012

IDENTIKIT

Ho pensato di condividere con voi una riflessione che magari a molti potrà apparire strana se non addirittura insensata... ma che invece io ho constatato verificarsi frequentemente nelle mie "dinamiche mentali".
Spesso mi è capitato di non riuscire a fare un IDENTIKIT esatto di una persona, in particolare di una persona cara. Mi spiego meglio: mentre rispondevo alla richiesta di definire "oggettivamente" il viso di qualcuno, mi sono resa conto che invece, inevitabilmente, quello che stavo tracciando era un ritratto "soggettivo". La persona da me descritta era più "come la vedevo io" che "come realmente era". E più mi sforzavo di "mettere a fuoco" i dettagli, più l'immagine d'insieme mi appariva sfuocata. Mi sono resa conto che, più che ricordarne tratti del volto, ciò che visualizzavo nella mia memoria erano le espressioni e i sentimenti che questa persona mi aveva trasmesso attraverso il suo volto: le sue labbra che si schiudono in un sorriso sincero e stupito di fronte ad un dono inatteso, il luccichio con cui si illuminano gli occhi in un momento di complicità...
Ho trovato qualcosa di affine a queste mie sensazioni in queste righe di "NOTTURNO INDIANO" di Antonio Tabucchi:
"- Ha una sua fotografia? -
Era una domanda semplice e pratica, ma io inciampai nella risposta, perchè anch'io sentii il peso della memoria, e allo stesso tempo la sua inadeguatezza. Cosa si ricorda di un viso, in fondo? No, non avevo una fotografia, avevo solo il mio ricordo: e il mio ricordo era solo mio, non era descrivibile, era l'espressione che io avevo del volto di Xavier."

...a voi è mai capitato?

domenica 4 marzo 2012

QUANDO I RICORDI RIEMERGONO SFUMATI E IMPRECISI

"Ci siamo; cioè vedeva ora sgorgare alla superficie della sua anima un fiotto d'ostilità che fino allora aveva sentito brontolare nel buio, sforzandosi di tenerlo nascosto e di non dargli un nome. Anzi aveva tenuto a comportarsi come un innamorato, scrivendo ogni giorno una lettera minuziosa come un diario ed evocando, tutte le volte che erano in pericolo la vita o il coraggio, l'immagine dell'amata. Ma, strano, vi riusciva così male se voleva alla figura generica di una donna grande, bianca, sottile, col viso recline appena inumidito di sorriso, aggiungere fattezze più esatte! Come erano gli archi delle sopracciglia, così sottili eppure così forti? e l'incavo della nuca, profondo al tatto ma così dolce di colore che l'occhio non lo distingueva? si arrangiava frugando nella memoria, finchè le linee gli si confondevano tutte e pensava perfino che incontrandola non l'avrebbe forse riconosciuta.
Ma non era così di tutte le cose della sua vita? Anche il paesaggio che da tanti giorni aveva immutabile davanti agli occhi, se chiudeva gli occhi e s'industriava a ricomporlo a mente, gli si scioglieva nel tono ardente dei picchi e nel negrore luttuoso delle foreste. E non una cima, non una curva di strada avrebbe saputo individuare, se non tornando il giorno dopo a guardare (...).
A volte, prima di addormentarsi, lo sforzo vano di ricordare l'opprimeva con un peso insopportabile. Si domandava se quella sua imprecisione di memoria non fosse la causa della sua inettitudine alla felicità e del sentirsi sempre distaccato e sazio. Invocava la consolazione dei sogni ove il vero e il falso si sorridono con facce uguali."
da " RUBE' " di Giuseppe Antonio Borgese