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giovedì 24 ottobre 2013

BIOGRAFIA DEL SIG. NESSUNO

"La maggior parte delle vite svanisce. Una persona muore, e a poco a poco tutte le tracce di quella vita spariscono. Un inventore sopravvive nelle sue invenzioni, un architetto nei suoi edifici, ma la maggior parte della gente non si lascia alle spalle monumenti o prodotti duraturi: uno scaffale di album di fotografie, una pagella della quinta elementare, una coppa vinta a bowling, un portacenere sgraffignato da una stanza d'albergo (...). Qualche oggetto, qualche documento, e una spolverata di impressioni sugli altri. Altri che raccontano sempre qualche storia sul morto, ma perlopiù le date sono incerte, i fatti vengono omessi, la verità è sempre più distorta; e quando a loro volta quelle persone muoiono, quasi tutte le storie spariscono con loro.

La mia idea era questa: costituire un'impresa che avrebbe pubblicato libri sulle persone dimenticate, mettendo in salvo storie, fatti e documenti prima della loro scomparsa - e ordinandoli in una narrazione continua, nel racconto di una vita.
Le biografie sarebbero state stampate su commissione di amici e parenti del soggetto, in piccole edizioni private (...). Immaginavo di scriverle personalmente, ma se la richiesta fosse diventata troppo gravosa avrei sempre potuto assumere dei collaboratori: scrittori e poeti squattrinati, ex giornalisti, studiosi disoccupati (...). La compilazione e la pubblicazione dei libri avrebbero avuto un costo notevole, ma non volevo che le mie biografie restassero una soddisfazione per soli ricchi. Per le famiglie meno benestanti immaginai un nuovo tipo di polizza assicurativa con l'accantonamento mensile o trimestrale di una somma trascurabile destinata a pagare le spese per il libro. Invece di un'assicurazione sulla casa o sulla vita, un'assicurazione sulla biografia.

Era pazzo il mio sogno di attuare in qualche modo un progetto così campato in aria? Non credo. Quale giovane donna non ha voglia di leggere la biografia definitiva di suo padre... anche se il padre è stato solo un operaio, o il vicedirettore di una banca di provincia? Quale madre non vorrebbe leggere la storia della vita del figlio poliziotto caduto a trentaquattro anni nell'adempimento del proprio dovere? In tutti i casi sarebbe stata una questione d'amore. (...) Sarebbero venuti da me sei mesi o un anno dopo la morte del soggetto. A quel punto avrebbero accettato la perdita, ma non l'avrebbero ancora superata, e adesso che per loro era ricominciata la vita quotidiana si sarebbero resi conto che non l'avrebbero superata mai. Avrebbero voluto riportare alla vita il loro caro, e io avrei fatto quanto era umanamente possibile per soddisfare il loro desiderio. Avrei resuscitato quella persona in parole, e una volta che le pagine fossero state stampate e la storia rilegata dentro la copertina, i cari avrebbero avuto qualcosa a cui aggrapparsi per il resto della loro vita. Anzi, qualcosa che sarebbe vissuta dopo di loro (...).

Mai sottovalutare il potere dei libri."

da "FOLLIE DI BROOKLYN" di Paul Auster


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