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venerdì 26 ottobre 2012

"NON LASCIARMI" di Kazuo Ishiguro

Ciao a Tutti!
Dopo tanti post in cui ho voluto condividere con voi i brani di questo libro che mi sono piaciuti di più, ecco maggiori informazioni sul libro "NON LASCIARMI" di Kazuo Ishiguro.

DESCRIZIONE (tratta dal sito www.ibs.it):
Kathy, Tommy e Ruth vivono in un collegio (Hailsham), immerso nella campagna inglese. Non hanno genitori, ma non sono neppure orfani, e crescono insieme ai compagni, accuditi da un gruppo di tutori, che si occupano della loro educazione. Fin dalla più tenera età nasce fra i tre bambini una grande amicizia. La loro vita, voluta e programmata da un'autorità superiore nascosta, sarà accompagnata dalla musica dei sentimenti, dall'intimità più calda al distacco più violento. Una delle responsabili del collegio, che i bambini chiamano semplicemente Madame, si comporta in modo strano con i piccoli. Anche gli altri tutori hanno talvolta reazioni eccessive quando i bambini pongono domande apparentemente semplici. Cosa ne sarà di loro in futuro? Che cosa significano le parole "donatore" e "assistente"? E perché i loro disegni e le loro poesie, raccolti da Madame in un luogo misterioso, sono così importanti? "Non lasciarmi" è prima di tutto una grande storia d'amore. È anche un romanzo politico e visionario, dove viene messa in scena un'utopia al rovescio che non vorremmo mai vedere realizzata. È uno di quei libri che agiscono sul lettore come lenti d'ingrandimento: facendogli percepire in modo intenso la fragilità e la finitezza di qualunque vita.

RECENSIONE (scritta da me ):
Intenso e struggente nella sua delicatezza sussurrata. 
Un libro che non può lasciare indifferenti e che, anche una volta chiuso, dopo aver letto l'ultima pagina, continua a rimanerti dentro, con i suoi interrogativi irrisolti. 
Affronta temi etici, controversi e terribili (che non voglio svelare, per non rovinare il piacere della lettura a chi ancora non l'ha letto e ha in programma di farlo). 
L'autore riesce a far riflettere, a turbare, a sconvolgere... Tutto questo, però, non avviene mai in modo plateale, con colpi di scena ad effetto. Tutto è sempre sussurrato, suggerito, lasciato intendere tra le righe. E forse per questo fa ancora più male; come la lama sottile e affilata di un coltello che sfregia la pelle: il sangue non esce subito, ma poi - dopo un po' - scorre copioso, fino a lasciare esanimi. 
Oltre a sollevare interrogativi etici è comunque anche un grande romanzo di amicizia e amore. A dimostrazione del fatto che la natura umana non può essere sovvertita o soffocata, perchè i sentimenti, le sensazioni più vere e profonde prima o poi si manifesteranno comunque... a dispetto di tutto, anche delle costrizioni più terribili. 
Altro spunto che mi ha offerto questo libro è come sia contraddittoriamente facile abituarsi o, ancor peggio, addirittura assuefarsi anche alle cose più spaventose ed insensate. A volte si finisce per trovarsi dentro a certi meccanismi che diventa impossibile ribellarsi e ci si fa quasi andar bene la situazione, per quanto assurda e ingiusta questa sia. Indignarsi, ribellarsi: possono diventare concetti privi di senso. Parlando per metafora: se non si vede più il mare per troppo tempo, ad un certo punto ci si abitua a galleggiare anche dentro una palude. E la palude finisce per diventare il mare, anche se non lo è. Finisce col risultare più tranquillo e rassicurante, anche se non si sta bene. Paradossale, ma tristemente vero.

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