Carissimi/e Lettori/Lettrici del mio blog,
non intendo tediarvi con un ennesimo post che riporta altri passaggi tratti dal libro "LA LETTERA D'AMORE": 5 post mi sembrano già più che sufficienti! ...e poi, nel caso voleste acquistare il libro, non vorrei mai togliervi del tutto il piacere della lettura!
Alcuni di voi, incuriositi da questi miei post, mi hanno chiesto un parere se valga la pena acquistare o no il libro in questione... (non vi nascondo che la domanda che mi e' stata rivolta mi ha riempita di gioia: mi fa davvero molto piacere condividere con voi opinioni, commenti, critiche sui libri che mi (e vi) hanno appassionato di più).
Per rispondere alla vostra domanda, direi che a me il romanzo "LA LETTERA D'AMORE" è piaciuto molto (ma questo è evidente ...altrimenti non avrei riportato così tanti post sull'argomento). Certo non è assolutamente quello che si definisce una "lettura impegnata", ma talvolta anche una lettura leggera (soprattutto se non è banale) può risultare piacevole.
Riporto qui di seguito alcune recensioni sull'argomento:
da www.lafeltrinelli.it e da www.ibs.it
"Una libreria tinta di rosa, sulla costa atlantica degli Stati Uniti. Una bella libraia, divorziata senza rimpianti e appassionata del suo mestiere. Un variegato ventaglio di clienti e commessi. Infine, una lettera d'amore che sbuca fra la posta. Non si sa chi l'abbia scritta, non si capisce a chi sia rivolta. Ma quelle parole si insinuano nella mente della libraia e creano una serie di eventi. Fino alla sorpresa finale."
RECENSIONE DE "L'INDICE":
recensione di Nadotti, A., L'Indice 1997, n. 3
Questo romanzo di Cathleen Schine, il primo tradotto in italiano, ha in qualche misura l'andamento di una fiaba, il che autorizza ad iniziarne la recensione con un "c'era una volta". C'era una volta, dunque, non molto tempo fa, in una cittadina del New England, non lontano da Boston e dai primi insediamenti dei Padri Pellegrini, una bella libraia di nome Helen, non più giovanissima e tuttavia assai attraente, che regnava con passione sul suo piccolo regno, una libreria "composta di quattro stanzine. La poesia occupava la più piccola (...). Le due stanze principali erano piene di narrativa e saggistica, la quarta, la più riposta, nel retro del negozio, era dedicata alla storia militare". Nella libreria, ricavata da una vecchia casa col tetto spiovente e arredata con gusto, lavorano anche un'amica di Helen - fata contemporanea capace di far quadrare i bilanci -, due studentesse e uno studente; universitari in vacanza che condividono con la loro datrice di lavoro la passione per la lettura e una certa disinvoltura intellettuale nel consigliare i clienti, peraltro numerosi e fedeli. A turbare un'esistenza gratificante, ma tutto sommato abbastanza monotona, anche per quel tanto di autocompiacimento che la contraddistingue, giunge una lettera - la lettera d'amore del titolo - anonima, quasi cifrata, di cui Helen, per quanto ci si arrovelli, non riesce a immaginare il mittente. Salvo convincersi subito, e non sbaglia, che ci dev'essere un errore, non può essere lei la destinataria. Infatti non lo è, eppure, per una serie di fiabeschi artifici, indirettamente lo diventa. Nella calura estiva che avvolge la cittadina, quel foglio misterioso e perturbante, vero e proprio oggetto fatato, per dirla con Propp, ha la curiosa funzione - che è anche punto di forza narrativo del romanzo - di sottoporre ognuno dei personaggi a svariate prove di passaggio, moderne per forma e risultati, e a felici transizioni, che segnano una rivincita dei sentimenti e del desiderio sessuale nell'atmosfera di sonnolento benessere di Pequot, e ricreano, nella vita troppo premeditata della protagonista, lo spazio per l'imprevisto amoroso. Mi sembra il lato più originale di questo romanzo lieve e, direi, sornione più che ironico, un consapevole e divertente rimescolamento delle carte - tra le generazioni, tra i sessi, nelle amicizie - in un'estate atlantica terribilmente afosa e "politically correct".
Questo romanzo di Cathleen Schine, il primo tradotto in italiano, ha in qualche misura l'andamento di una fiaba, il che autorizza ad iniziarne la recensione con un "c'era una volta". C'era una volta, dunque, non molto tempo fa, in una cittadina del New England, non lontano da Boston e dai primi insediamenti dei Padri Pellegrini, una bella libraia di nome Helen, non più giovanissima e tuttavia assai attraente, che regnava con passione sul suo piccolo regno, una libreria "composta di quattro stanzine. La poesia occupava la più piccola (...). Le due stanze principali erano piene di narrativa e saggistica, la quarta, la più riposta, nel retro del negozio, era dedicata alla storia militare". Nella libreria, ricavata da una vecchia casa col tetto spiovente e arredata con gusto, lavorano anche un'amica di Helen - fata contemporanea capace di far quadrare i bilanci -, due studentesse e uno studente; universitari in vacanza che condividono con la loro datrice di lavoro la passione per la lettura e una certa disinvoltura intellettuale nel consigliare i clienti, peraltro numerosi e fedeli. A turbare un'esistenza gratificante, ma tutto sommato abbastanza monotona, anche per quel tanto di autocompiacimento che la contraddistingue, giunge una lettera - la lettera d'amore del titolo - anonima, quasi cifrata, di cui Helen, per quanto ci si arrovelli, non riesce a immaginare il mittente. Salvo convincersi subito, e non sbaglia, che ci dev'essere un errore, non può essere lei la destinataria. Infatti non lo è, eppure, per una serie di fiabeschi artifici, indirettamente lo diventa. Nella calura estiva che avvolge la cittadina, quel foglio misterioso e perturbante, vero e proprio oggetto fatato, per dirla con Propp, ha la curiosa funzione - che è anche punto di forza narrativo del romanzo - di sottoporre ognuno dei personaggi a svariate prove di passaggio, moderne per forma e risultati, e a felici transizioni, che segnano una rivincita dei sentimenti e del desiderio sessuale nell'atmosfera di sonnolento benessere di Pequot, e ricreano, nella vita troppo premeditata della protagonista, lo spazio per l'imprevisto amoroso. Mi sembra il lato più originale di questo romanzo lieve e, direi, sornione più che ironico, un consapevole e divertente rimescolamento delle carte - tra le generazioni, tra i sessi, nelle amicizie - in un'estate atlantica terribilmente afosa e "politically correct".
Ciao Sandra, eccomi qua. Non ho letto i post precedenti che riportano alcuni passi del libro, ma sono d'accordo con te che ogni tanto una lettura non impegnativa ci voglia. Per quanto mi riguarda, una volta ogni tanto spesso :)
RispondiElimina@ Mirka Naldi: eheheh :) ma si! un po' di "evasione" rende la vita più leggera :) grazie per il commento e buona serata!
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