"Finora ho scritto un'enorme quantità di roba. A ritmo più o meno quotidiano. Come uno tutto preso a falciare da solo l'erba di un prato immenso che continua a crescere rapidissima e senza interruzione. Oggi taglio qui, domani lì... e quando, finito il giro, ritorni al punto di partenza, l'erba è ricresciuta più fitta di prima.
Ma dopo avere incontrato Myu, ho smesso quasi completamente di scrivere. Perché? (...)
Credo, dopo aver incontrato Myu, di avere smesso di PENSARE (naturalmente uso la parola PENSARE in una mia personale accezione del termine). Stando accanto a Myu, in una condizione di corrispondenza perfetta, come due cucchiai sovrapposti, mi sono lasciata trasportare con lei in un altro luogo, pensando: "Ma sì, dopotutto che importa?"
In altre parole, per essere più vicina a Myu, ho bisogno di diventare estremamente leggera. Anche un atto fondamentale come quello di pensare diventa per me una specie di ingombrante fardello. (...)
Anche se l'erba del prato può crescere a dismisura, io non me ne curo. Invece di tagliarla, nell'erba mi ci stendo, alzando gli occhi verso l'alto per guardare le nuvole bianche che fluttuano in cielo. Affido a loro il mio destino. E il cuore al profumo dell'erba fresca e al vento che mi sussurra nelle orecchie. Non mi importa più niente di sapere o non sapere, e nemmeno se tra le due cose c'è qualche differenza."
da "LA RAGAZZA DELLO SPUTNIK" di Murakami Haruki