"Il ricordo di Marina e delle impressionanti vicende che avevamo vissuto mi impediva di pensare, mangiare o sostenere una conversazione coerente. Era lei l'unica persona con cui potevo condividere la mia angoscia, e la necessità della sua presenza finì per tramutarsi in dolore fisico. Un dolore che mi straziava e che niente e nessuno poteva alleviare. Mi trasformai in una scialba figura che vagava per i corridoi. La mia ombra si confondeva con le pareti. I giorni cadevano come foglie morte. Speravo di ricevere un biglietto di Marina, un segno che desiderava rivedermi. Una semplice scusa per correre da lei e colmare la distanza che ci separava e che sembrava crescere ogni giorno di più. Quel segno non arrivò mai. Ammazzavo il tempo vagabondando per i luoghi in cui ero stato con Marina. Mi sedevo sulle panchine di Plaza Sarrià sperando di vederla passare..."
da "MARINA" di Carlos Ruiz Zafon
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