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lunedì 23 gennaio 2017

LE PAROLE PER DESCRIVERE LA FELICITA'

Ciao a Tutti!

Oggi mi sono imbattuta in un interessante articolo del CORRIERE DELLA SERA relativo ad una ricerca realizzata da uno psicologo intorno alla FELICITA’.















Lo psicologo TIM LOMAS raccoglie termini intraducibili (espressi in vari idiomi) che descrivono uno stato d'animo e una sensazione positiva.
Una sorta di "VOCABOLARIO DELLA FELICITA'" in continua evoluzione.

Ecco un piccolo elenco di queste parole, che rendono chiaramente l'idea di come il concetto di FELICITA' sia diffuso in tutto il mondo ma, di volta in volta, interpretato e declinato da ciascuno con sfumature un po' diverse, a seconda anche delle esperienze vissute e del suo background:


Agape 
(Amore incondizionato, disinteressato e smisurato. Greco)
Tre sono i tipi di amore in greco: eros, legato all’attrazione fisica; philos, sentimento fraterno e di profonda condivisione e agape. Il vertice più alto dell’amore, provato da chi dona tutto se stesso senza pretendere nulla in cambio. Come Gesù: nella tradizione cristiana il termine indica l’amore di Dio per gli uomini.

Balikwas
(Saltare improvvisamente in un’altra situazione e sentirsi sorpreso. Tagalog)
Il termine significa saltare dall’altra parte, sentirsi sorpresi per una nuova situazione ma anche andare contro corrente. Ossia: abbandonare la propria zona di comfort. Come fanno i visionari che dubitano delle certezze, cambiano situazioni, raggiungono risultati sorprendenti.

Chrysalism
(Amniotica tranquillità di essere in casa durante la tempesta. Inglese, neologismo)
Viene da crisalide e vuole rendere l’idea di sentirsi protetti, come in uno stato embrionale.

Engentar
(Desiderare di stare soli, ricercare una serena solitudine. Spagnolo)
Parola diffusa in Messico, indica il desiderio di allontanarsi dagli altri gioendo della propria solitudine. E per chi non sa stare engentado, esiste una guida, How to Do Nothing with Nobody All Alone by Yourself di Robert Paul Smith, che spiega tutto in una frase di commiato: «Mi scusi, ho un appuntamento con me stesso per sedermi a guardare l’erba che cresce».

Fargin
(Orgoglio e sincera felicità per il successo di qualcun altro. Yiddish)
L’opposto dell’invidia! il fargin è raro e pochi lo provano.

Gumusservi
(Il riflesso della luna sull’acqua. Turco)
Termine evocativo. Grazie al suo potenziale estetico Gumusservi è parola nota anche a chi non parla turco: è un hashtag sui social e anche il titolo di un brano. Malinconico, e romantico insieme.

Hygge
(Senso di calore, atmosfera accogliente e amichevole. Danese)
Nella classifica 2016 delle parole dell’anno dell’Oxford Dictionaries c'è anche hygge.
hygge è una tazza di tè caldo o un paio di calzini di cashmere. 
Mondadori ha appena pubblicato in Italia Hygge. La via danese alla felicità di Meik Wiking.

Iktsuarpok
(Quando si aspetta qualcuno e non si riesce a smettere di controllare se sta arrivando. Inuit) 
iktsuarpok è una sensazione che proviamo tutti:  la nostra tentazione di controllare ripetutamente la casella email non sarebbe altro che una versione «aggiornata» dell’iktsuarpok.

Jugaad
(Trovare soluzioni innovative, improvvisate e geniali, utilizzando quello che si ha. Hindi)
È l’arte del life hacking, la capacità di trovare soluzioni creative, frugali e inaspettate.
jugaad è una rivoluzione culturale, l’innovazione dal basso, diffusa nei Paesi emergenti. Senza grandi investimenti.

Lagom
(La giusta misura, né troppo né troppo poco. Svedese)
Il lagom è lo spirito della Svezia, dove tutto è misurato, dai temporali al design.
«Il termine ha molte applicazioni — scrive Meg, autrice del blog “Something Swedish” — e rappresenta l’ideale sociale e culturale svedese di uguaglianza e libertà». L’origine? Dalla locuzione laget om usata dai vichinghi per indicare l’esatta quantità di idromele che si può bere dal corno prima di passarlo ai compagni.

Mepak
(Il piacere delle piccole cose. Serbo)
La felicità? Non dipende dai grandi avvenimenti della vita ma dalle piccole esperienze. I piccoli piaceri ci aiutano a costruire vite più significative. Qualche esempio di mepak? mangiare cioccolata, stendersi su lenzuola pulite, prenotare un viaggio.

Nunchi
(Capacità di interpretare gli sguardi e di leggere le emozioni altrui. Coreano)
Per capire l’interlocutore è necessario leggere il linguaggio non verbale. Ossia sviluppare il nunchi. Come? Osservando: uno sguardo laterale o un respiro profondo dicono molto più di una parola.

Orenda
(Il potere di cambiare il mondo a dispetto di un destino avverso. Urone)
orenda è il potere magico che i nativi americani Iroquois credono pervada tutta la natura sotto forma di energia spirituale. È la forza dei temporali e del vento ma anche il potere miracoloso che solo alcuni uomini possono esercitare. Gli sciamani, per esempio. Orenda, però, è anche una benedizione: permette a chi ne è dotato di sfidare gli eventi avversi e superarli.

Passeggiata
(Camminata piacevole, tranquilla e rilassata. Italiano)
«Non avevo mai sentito la parola finché non sono stato in Italia. Qui — dice Lomas — ho capito il piacere che ne deriva. La passeggiata come il cibo fa parte dell’immagine del Paese».

Ramé
(Caotico e gioioso insieme. Balinese)
Qualcosa ramé a Bali? Il gamelan. Si tratta di un’orchestra composta da numerosi strumenti, tra cui tamburi, gong, xilofoni, flauti di bambù e strumenti a corda. La musica prodotta è complessa e articolata, con melodie sovrapposte e più linee ritmiche suonate insieme. Il risultato? Caotico, allegro, vitale. In una parola: ramé.

Samar
(Sedersi insieme per raccontare storie all’ora del tramonto. Arabo)
«Samar — dice Lomas — racconta in una sola parola un’intera cultura». E una tradizione antica: gli abitanti dei villaggi si incontrano la sera per raccontare storie e declamare poesie. L’atmosfera è informale e chiunque può partecipare anche se a parlare sono di solito gli individui più in vista e i più anziani: uomini in grado di tramandare la tradizione orale della comunità.

Vorfreude
(La gioia che deriva dall’immaginare piaceri futuri. Tedesco)
Vorfreude è «il sabato del villaggio», il piacere di pregustare la festa. Rivela allegria e una sottile apprensione. «Le parole possono essere polivalenti — spiega Lomas —. Il gusto di assaporare il futuro è combinato con la paura che non possa arrivare. Come nell’italiano magari, che significa “forse”, “nei miei desideri” o “se solo”, tenendo così insieme un augurio speranzoso e un pensieroso rammarico»

Wabi-Sabi
(Bellezza imperfetta e consumata. Giapponese)
«È la capacità di apprezzare la bellezza di fenomeni vecchi o degli oggetti rotti — spiega Lomas —. Siamo costantemente incoraggiati alla ricerca del nuovo, parole come wabi-sabici permettono di percepire il mondo da un’altra prospettiva. È un termine esteticamente rilevante ma può essere utile anche per considerare la propria vita, per accettare il personale processo di invecchiamento e capire che anche lì c’è un valore».

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